Estate 2020: nuovi bagagli (parte II)

A cura della dott.ssa Marianna Esposito e del dott. Simone Kalman

UNA PARENTESI DI VITA
Ripartire: nuovi bagagli

Finalmente concluso il lockdown, durante la “Fase II” abbiamo raccolto i vostri dubbi e curiosità sull’estate imminente. Ecco le nostre risposte:

Parte prima: leggila QUI.

Parte terza: Riflessioni logopediche (sviluppo del linguaggio, gioco e tempo libero, potenziamento scolastico). Leggila QUI.

1.PRIVACY
I CONFINI NECESSARI
Qual è la giusta distanza? Lo spazio rispettoso.

1.1 Genitori e figli

Molte famiglie ci hanno scritto della fatica nel riuscire, all’interno delle mura domestiche, a trovare lo spazio fisico (e mentale) in cui fermarsi per ritrovare quel senso di unicità e presenza che la maternità/paternità mette spesso a dura prova. Il lockdown ha impedito a molti genitori di indossare abiti diversi da quelli di mamma e papà: come si può essere amorevoli e presenti senza accantonare parti di sé?

I pensieri con la P maiuscola

“Di nuovo mi svegliai alle due di notte e di nuovo la raggiunsi nella pallida luce della luna, ma stavolta non parlammo. (Mamma) stava pensando con la P maiuscola. La guardai trasformare in cenere una sigaretta, e poi un’altra, e poi tornarsene in camera. Qualsiasi cosa fosse a tenerla sveglia, avrei scoperto di che si trattava quando fosse stata pronta a dirmelo, o quando non avrebbe più potuto sopportare di tenerselo dentro.”

Il contrario della nostalgia

Condividere le proprie “P”

  • Con i bambini: loro lo sanno sempre. Anzi, loro lo sentono sempre. Per quanto piccoli siano, riescono a scovare i malesseri (e i “benesseri”, sia chiaro) più nascosti. Hanno il diritto di sapere che non sbagliano e che mamma e papà hanno davvero dei sentimenti e pensieri che girano nella testa e nella pancia. Insegniamo ai piccoli che le emozioni esistono, facciamolo con un linguaggio semplice e personale. Il bambino capirà che tutte le emozioni hanno dignità propria e preziosa e l’adulto verbalizzerà l’autorizzazione a vivere anch’egli tutti i colori delle emozioni. Filtri: ogni racconto è dicibile ma non tutte le parole sono adatte. Il rispetto del bambino passa anche dalla scelta linguistica: sì ai paragoni, “ni” alle metafore, no ai sottintesi. Conditio sine qua non: l’autenticità. Time out: se si ha un partner, dividersi le responsabilità nel modo più equo possibile. La cooperazione in una coppia è prevenzione primaria di disagi relazionali e di “burnout” parentali! Famiglie monoparentali: compilazione di pianificazioni giornaliere “umano-compatibili” accantonando l’agenda di Supeman/Wonder-woman. Prediligere i momenti di “tregua” (sonnellini, babyparking, …) per svestire gli abiti di mamma/papà e indossare la casacca di donna/uomo tout court.
  • Con gli adolescenti: l’età dei cambiamenti (nel corpo e nella mente). L’età delle sfide, lanciate e raccolte. L’età dei tentativi e dei nuovi inizi. Insomma, il terreno fertile per terremoti casalinghi. Il lavoro del genitore è mettere paletti, quello dell’adolescente è raggirarli. L’adolescente è in grado di capire più di quanto si possa credere: una mamma e un papà hanno il diritto di mettere confini tra sé e l’altro nonché il dovere di metterlo tra sé e l’adolescente, questo figlio all’improvviso sconosciuto. La chiave delle porte chiuse resta in mano all’adulto: il figlio saprà che la serratura sarà apribile secondo accordi precedenti. Filtri: non tutte le provocazioni sono da raccogliere. Più utile capirne il senso e il vantaggio (evolutivo) secondario. Alle domande scomode, alle confidenze insolite, si può iniziare col verbalizzare come fanno sentire l’adulto che le ascolta e magari condividere la curiosità di tali racconti. Conditio sine qua non: tollerare il rischio e accettare che una parte di vita resti incontrollabile. Mamma e papà saranno porto sicuro e al tempo stesso saggi capitani: non potranno impedire le mareggiate ma potranno equipaggiare al meglio l’imbarcazione. Time out: concedere più libertà ai figli che crescono vuol dire dare a loro responsabilità via via più adeguate e a papà e mamma maggiori preoccupazioni. La sfida sarà per entrambe le parti, coinvolte in un contratto da ri-firmare quotidianamente. Il premio sarà più spazio e respiro per tutti.
  • Con il partner: la coppia crea un “noi” all’improvviso. Sembra solo un pronome ma ha un potere magico: quello di scrivere una storia a quattro mani, breve o lunga che sia. Il rischio di perdere una parte di sé in favore del duo: la matematica ci suggerirebbe un’equazione facile. Uno più uno fa sempre due. Non ce ne vogliano i matematici, ma ahinoi non è così semplice quando il materiale che si somma è così pregno di storia. È possibile scrivere una storia che non sia l’unica versione di sé? Filtri: non tutto si deve per forza condividere. È sano e auspicabile che, nonostante una relazione, le persone coinvolte mantengano dei paragrafi del racconto per sé. Non creerà “buchi” narrativi ma arricchirà di luci e ombre. Pensate che bello insegnare ai propri figli che la coppia non limita bensì crea occasioni. Conditio sine qua non: viva le riflessioni in solitaria o con persone di fiducia al di fuori della coppia. Vietati i non-detti sullo stile educativo-genitoriale: la squadra parentale va allenata per tutta la vita. Che la coppia affettiva resti o cambi. Time out: concedersi il rifugio in passioni e attività che vi identificano. Concederle, ovviamente, anche all’altr*.
  • Con un foglio di carta: a volte i pensieri con la P grande non sono contenibili dalla voce. Né esperibili col corpo, costretto in routine severe. Affidiamo alla penna (o ai pastelli, o a una macchina fotografica, a una chitarra, a una passeggiata, …) quello che teniamo dentro. Forse basterà o forse sarà il primo passo per poter poi mostrare a qualcuno i vissuti a volte disordinati.

1.2 Storie di convivenza

  • Con amici: durante il lockdown alcuni pazienti non sono riusciti a continuare le terapie da remoto poiché conviventi con amici (o fidanzat*) in appartamenti che non consentivano spazi fisici prettamente personali. A fine lockdown e a terapie rirese sono emersi racconti di fatiche e stizze non preventivate. La convivenza “stressata” da paure, restrizioni doverose e da incognite hanno messo a dura prova rapporti superficiali così come relazioni rodate. Il post-quarantena ha fatto traballare pavimenti che sembravano solidi: ritornare a impegni personali senza coinvolgere l’altr* perché liberi di fare in autonomia, ha creato per qualcuno imbarazzi e per altri la paura a camminare di nuovo soli. L’autunno, con le incertezze che ci riserva, sarà una palestra da frequentare con costanza: si dovrà re-imparare a camminare. E, per qualcuno, a re-insegnare all’altr* che da soli “è possibile”… per qualcuno, invece, la quarantena ha portato regali inaspettati, fatti di relazioni che sarebbero rimaste inesplorate: la sfida, questa volta più bella, sarà di restare fedeli al benessere trovato nella crisi per renderlo parte integrante della nuova routine post lockdown.
  • Giovani adulti e genitori: alcune famiglie si sono viste stravolgere la “scaletta” giornaliera. Diverse delle persone che hanno risposto al sondaggio, si trovano nella fascia d’età 20-30 e alcuni vivono con la famiglia di origine. Questo lockdown non solo ha “congelato” il tempo per molti ma, per nuclei come questi, l’ha riportato indietro facendo regredire giovani donne e giovani uomini all’età dell’adolescenza. Così come ha fatto tornare indietro i genitori che si sono sentiti come quando avevano a che fare 24h su 24h con adolescenti irrequieti da tenere a bada. Quale delle due parti si accorgerà per prima che questo viaggio nel tempo è solo un (dispettoso) scherzo del periodo di crisi? La risposta non è importante: il primo che se ne accorge, lo dica forte all’altro!

2. CONFLITTI
I CONFRONTI NECESSARI
Litigio: occasione e frustrazione

2.1 La coppia

Molte coppie si sono formate. Alcune si sono salutate. Altre si sono ritrovate.
Esiste la ricetta della felicità?

(Ri)Cominciare a parlare

“[…] nell’amore si tace molto più di quanto si dica. Persino nell’amicizia, che dovrebbe essere il luogo dove la parola non conosce inibizioni e divieti. Ci censuriamo continuamente per paura di deludere, offendere, restare soli. Non difendiamo i nostri pensieri e li svendiamo per poco o niente, barattandoli con la dose minima di quieto vivere che ci lascia in quella tollerabile infelicità che non capiamo nemmeno di cosa sia fatta, esattamente. Siamo piuttosto ignoranti in materia d’infelicità, soprattutto della nostra. È per via di questa reticenza che quando ritroviamo i nostri pensieri nei libri, sembra che ce li tolgano di bocca con tutte le parole. Allora li rivalutiamo. Ci viene voglia di riprenderceli, di difenderli. In un certo senso, cominciamo a parlare.”

Mancarsi

I NON-DETTI INGOMBRANTI

Con il partner: il lockdown ha azzerato la distanza materiale ma per alcuni ha amplificato la lontananza emotiva. Alcuni equilibri, magari nemmeno precari, si sono scoperti fragili.

Diverse delle coppie che ci hanno scritto in questi mesi hanno raccontato di come avere sempre a che fare con l’altro sia stato difficile. Il calcetto di lui del giovedì sera, oggetto di polemiche in passato, è diventato vuoto da riempire. Il corso di teatro di lei, usato come pretesto per pareggiare i conti “del tempo libero” è divenuta casella mancante sul “tabellone segnapunti delle presenze/assenze”.

Alcuni hanno gettato la spugna e, finita la quarantena, si sono detti addio.

Occasione di riflessione: che bisogno è celato dietro ai “punti adeguatezza” del tabellone? Cosa dice di voi la ricerca di evasione come necessità e non come desiderio? Altri hanno preso tempo e, ora che il lockdown è alle spalle, sono tornati a riempire i vuoti di cui sopra come meglio riescono. Occasione di riflessione: ci sono delle parole rimaste silenziose che sarebbe il caso di pronunciare a voce più alta? Avete notato cose in voi o nell’altr* che vi hanno supito? Se sì, (ri)cominciate a parlarne: l’altro è pronto ad ascoltare se voi siete pronti a dire.

2.2 Tra fratelli e sorelle

Mamme a papà alle prese con numero di figli “maggiore o uguale a due”: arbitri in casa?

Ombrello: porgere e aprire all’occorrenza!

“A volte immagino quanti pensieri abbiano riempito di nuvole la mente dei nostri genitori, in questi anni. Ma se quelle nuvole portavano pioggia, be’, noi non lo abbiamo mai saputo: a noi non ne arrivava neppure una goccia. Mamma e papà si sono sempre beccati la pioggia al posto nostro.”

Mio fratello rincorre i dinosauri

Genitore super partes: mito e leggenda

L’annosa questione: “chi ha ragione?” È davvero compito di papà e mamma dire chi ha torto e chi ha ragione?
Non per forza: mamma e papà possono anche sentenziare chi è nel giusto e chi no, ma qual è l’obiettivo ultimo? 
Quello che notiamo nelle storie dei pazienti adulti è che spesso non sanno litigare.

Esatto, non sono capaci.

C’è la versione di colei/colui che evita: “se non ne parlo, non esiste”. C’è chi tace per poi sbottare con tutti gli arretrati. Così come c’è chi aderisce al partito “ogni lasciata è persa” e non perde appunto occasione per problematizzare il problematizzabile.

Che bambini sono stati?

Non si piò generalizzare senza banalizzare ma possiamo ipotizzare che da piccoli, questi adulti impacciati nello scambio col mondo abbiano avuto poco modo di sperimentare il confronto costruttivo passando, perché no, da quello distruttivo.

I bambini devono provare a confrontarsi con i loro strumenti: litigare fa bene.

Il ruolo dell’adulto è supervisionare, restando a disposizione, supervisionando che i bambini restino sempre in sicurezza.

Il “ring agonistico” dell’infanzia è fatto di litigate feroci e di “paci fatte” all’improvviso. Ogni frattura è riparabile.

Litigare bene significa conoscere sé e conoscersi in relazione all’altro: è proprio dall’altro diverso da noi che traiamo preziose informazioni relazionali.

3. QUALE TRACCIA
GLI STRASCICHI DEL 2020
Come siamo cambiati?

3.1 Bambini e adulti

Molti di voi ci hanno confidato l’apprensione per i propri figli e per sé: che traccia lascerà la pandemia?

Domande da centoventidue milioni

“Che roba! Roba dell’altro mondo! Tutto il mondo, oggi, è roba dell’altro mondo! E pensare che fino a ieri le cose avevano un capo e una coda! E se mi avessero scambiata stanotte? Vediamo un po’: stamattina, quando mi sono svegliata, ero proprio la stessa? Mi sembra di ricordare che un po’ diversa mi sentivo, sotto sotto. Ma se non sono la stessa, allora domando e dico: Chi sarò mai allora? Ah, questa sì che è una domanda da centoventidue milioni!”

Alice nel paese delle meraviglie

Osservare, monitorare e vivere

Il tempo trascorso: è ancora presto per capire che ripercussioni avrà su grandi e piccini questo lockdown e questa pandemia. La storia non sembra ancora passata e bisognerà attendere qualche tempo per notare che segni resteranno sulla pelle.

Le difficoltà a rientrare a socializzare e a vivere come prima, quando sarà dal punto di vista sanitario sicuro, si noteranno soprattutto alla ripresa della attività. Se doveste notare delle rigidità, in voi e nei vostri figli, che non si estinguono con l’arrivo dell’autunno, chiedete aiuto o una consulenza.