Ritorno…al futuro?

a cura della dott.ssa Marianna Esposito e del dott. Simone Kalman

-Ah- disse Pietro Livi, costernato all’idea di vedere la sublime
Pannonique lanciarsi nella beneficenza. -E come? Diventerà una
dama di carità?
-No. Sto imparando a suonare il violoncello.
Lui rise sollevato.
-Il violoncello! È magnifico. E perché il violoncello?
-Perché è lo strumento che somiglia di più alla voce umana.

Amélie Nothomb, “Acido solforico”

È quando pensiamo di non aver più nulla da dare o da ricevere che ci viene in mente ancora qualcosa. All’infinito. Come poter regalare il suono del violoncello: non si dona solo ciò che si possiede. Anzi.
Come ci approcciamo a maggio? Copioni possibili (con un sorriso).

1. il preoccupato

Esce di casa con sospetto. Non si fida delle altrui mosse: cambia marciapiede non appena scorge un passante che gli viene incontro. Fa la spesa di corsa anche se ha avuto la fortuna di trovare il mercato vuoto (succede così quando si esce all’alba!). Il balcone di casa è zona quasi pericolosa: li vede, lui, quei piccioni incoscienti e irrispettosi che portano in giro chissà cosa.
Il preoccupato sarà quello sempre adeguato, quello ligio che non sgarrerà alle regole e alle restrizioni imposte. Se la libertà è il prezzo da pagare, è disposto a farlo.
Pregio: metterà in sicurezza sé e gli altri. Sarà scrupoloso e premuroso. Sarà grazie a quelli come lui se un giorno i contagi rallenteranno.
Rischio: vedere pericoli laddove non ce ne sono. Potrebbe far fatica a tornare a sentirsi al sicuro fuori casa.
Consiglio: il potere personale non è sconfinato.
Non possiamo, per esempio, avere il potere sul comportamento altrui, né possiamo permettere al nostro corpo di essere perennemente in allarme: il dispendio energetico (fisico e psicologico) sarebbe troppo elevato. Fare prevenzione in modo efficace vuole anche dire muoversi grazie allo scrupolo e non alla paura: la seconda è dispettosa e a volte rende piccole le cose grandi piuttosto che enormi cose di modesta dimensione. Prevenire vuole anche dire riporre fiducia nell’altro più prossimo. Speriamo che anche il preoccupato possa provarci!

2. l’hippie

Per il 4 maggio ha organizzato su Facebook un rito purificatore da realizzare sui nostri balconi: danzeremo sotto la pioggia per l’arrivo della luna nuova (sostiene che l’acqua piovana sia curativa, perché ce la regala il Cielo). Beve il succo di un limone nove volte al giorno per aumentare le difese immunitarie. Ha pubblicato un tutorial su YouTube in cui spiega come riciclare i centrini della suocera per realizzare le mascherine da regalare agli ospedali.
Pregio: prova a vedere il bene ovunque intorno a sé, e inventa soluzioni ai problemi che vede. È come il bacio del genitore sul ginocchio sbucciato: all’improvviso la ferita non brucia più.
Rischio: i rimedi che escogita possono essere a volte un po’ ingenui ed imprudenti.
Consiglio: il bacio del genitore può funzionare più di un cerotto, ma l’Amuchina batte l’acqua piovana 10 a 0 (e restiamo asciutti!). Lasciamo che a quesiti sanitari sia la scienza a rispondere e atteniamoci alle disposizioni ufficiali.

3. l’organizzato

Lui ha un’agenda fittissima: call di lavoro, spese essenziali, compere meno necessarie, momento spazzatura, momento “podcast interessante su Spotify”, momento flashmob dal balcone su strada, momento applauso dal balcone su cortile, telefonata a tizio, aperitivo via Skype con tizia.
L’organizzato sa a memoria tutti i compiti che deve fare il figlio adolescente, conosce gli orari di ogni video-lezione della figlia che va in quarta elementare.
Non perde un colpo in quanto a tutorial su come si costruisce una chitarra con una bottiglia e una forchetta.
Lui ha bisogno di poter controllare il controllabile.
Pregio: la noia non è cosa a lui nota. Le giornate sono prevedibili e rassicuranti. Riesce a trovare il buono anche in condizioni critiche e impara presto soluzioni originali per problematiche ostili.
Rischio: l’imprevisto. Quello che, nonostante tutto, può capitare. L’organizzato non mette in conto di avere a che fare con qualcosa di non pianificato, non se ne capacita: aveva pensato praticamente a tutto, come il Professore ne “La casa di carta”. E quando il “piano” inciampa, può subentrare scoramento e frustrazione.
Consiglio: un’agenda ben scritta è un’agenda più sicura. Un’agenda compilata a più mani è più rassicurante. Gli altri possono essere una risorsa inaspettata: proviamo a delegare, non perché non si riesca a gestire tutto ma perché anche l’altro può contribuire con idee e con proposte interessanti. Una mente saggia sa quando chiedere aiuto e collaborazione.
Come proposta accettabile vale anche “un’ora di noia”, questa sconosciuta.

4. il menestrello

Nel corso di queste settimane di isolamento, ha sfronato 35 pizze e 22 torte (di cui 8 crostate integrali). Ha dato vita al lievito madre (gli ha dato un nome: Estebàn). Ha imparato 3 lingue (ma non sa formulare frasi in nessuna di queste). Ha allietato i vicini con le dolci note dell’ukulele, per accompagnare il figlio canterino. Nei giorni pari, fa gli addominali sul balcone.
Pregio: è simpatico, è creativo e mantiene il “buonumore” nonostante tutto.
Rischio: investire tutta la propria energia in attività creative, sebbene piacevole e distraente, rischia di allontanare dalla realtà il Menestrello.
Consiglio: il suono dell’ukulele riesce a sovrastare le paure e le preoccupazioni del Menestrello, che però deve sempre tenersi impegnato. Evitare queste sensazioni a volte può essere più faticoso che provare ad ascoltarle. Dare forma e dare un nome a quello che si prova può aiutare anche il Menestrello a capire che il prezzo della sosta non è l’angoscia ma la consapevolezza.

5. il nostalgico

Finalmente si torna in ufficio! Il nostalgico è pronto a riprendere dall’armadio dei pantaloni che non siano il costume da bagno o la divisa di Ronaldo. Si è preparato una bella lista di argomenti per le solite chiacchiere in ascensore; ha allenato i riflessi per essere il più veloce a offrire il caffè a tutti alle macchinette; è pronto a sfoggiare il sorriso di cortesia per le battute agghiaccianti del capo.
Immaginate la delusione per le battute sprecate: ora in ascensore si sale uno per volta. Il disappunto per la pausa caffè: guai a toccare la tazzina per il collega (eppure gliela voleva offrire!). Ma la cosa peggiore è la bocca coperta dalla mascherina: al capo non basterà il solo sorriso, adesso dovremo ridere chiassosamente alle sue battute.
Pregio: è un sognatore, un ottimista. Sa trovare il piacere nelle piccole cose, e si ricorda come ritrovarlo ancora. Questa è una risorsa preziosa (si chiama resilienza!) che sa mettere in atto per affrontare i piccoli intoppi del quotidiano.
Rischio: il bagno di realtà può raffreddare il suo entusiasmo.
Consiglio: anche il nostalgico potrà ritrovare il suo ottimismo nella nuova routine, e riciclare il suo entusiasmo nella diversa quotidianità. Scoprirà che potrà lo stesso offrire il caffè al collega, lasciandolo già pagato alla macchinetta.

6. il nostalgico

Lo riconosci così: lavora di notte, adducendo una scusa improbabile che riguarda l’effetto del buio sulle prestazioni cognitive. Dress code: ciabatta e pigiama (ha giurato di non indossare mai più una camicia). Sta preparando la lettera per le dimissioni: ora che ha imparato a modellare l’argilla, si sente pronto a una nuova vita. Dopo aver imparato tutte le canzoni di Frozen per intrattenere la prole, adesso sa cosa deve fare quando la figlia gli chiede di sistemarle i capelli “come quelli di Elsa”.
Pregio: ha saputo sfruttare la quarantena forzata per riordinare le sue priorità, e non si è fatto abbattere dalle circostanze.
Rischio: una volta riformulate le sue priorità, il ritorno alla “vita di prima” rischia di mettere in conflitto i vecchi bisogni con quelli riscoperti.
Consiglio: non serve abbandonare i nuovi bisogni e le nuove passioni: si possono rinnovare le risposte a questi usando i mezzi che la nuova routine ci offrirà. Per esempio, proviamo a ricordarci il piacere di condividere gli interessi con i figli, e facciamolo diventare una routine.