Prendere decisioni importanti è una delle sfide più grandi della nostra vita. Tra ragione, intuizione ed emozioni, esiste un modo per orientarsi meglio? In questo articolo esploriamo cosa succede nel cervello quando scegliamo — e perché rallentare può fare la differenza.
Nella stanza della terapia capita spesso che i pazienti portino momenti in cui hanno dovuto prendere decisioni importanti, o condividano la grande difficoltà nel farlo.
“Lo lascio questo lavoro a tempo indeterminato per lanciarmi in un nuovo settore da libero professionista?”
“Faccio l’offerta per quella casa che tanto mi piace?”
“Le chiedo di uscire per un caffè?”
“Gli dico che sento che la nostra storia è al capolinea?”
Il momento della scelta ci espone, ci mette in discussione, spesso ci blocca. Eppure, ogni decisione – grande o piccola – è frutto di un processo complesso in cui il cervello lavora mettendo insieme ragione, emozione e intuizione. Nessuna buona decisione viene presa senza questo “gioco di squadra”.
Come decide il nostro cervello?
L’area cerebrale coinvolta nelle decisioni è la corteccia prefrontale, e in particolare la sua regione orbitofrontale. I pazienti con lesioni in questa zona, infatti, tendono a fare scelte incoerenti, impulsive o inadeguate.
Secondo diversi studi, ogni opzione che abbiamo di fronte attiva un gruppo distinto di neuroni, che iniziano a raccogliere elementi a favore della scelta che rappresentano. Quando l’attività di uno di questi gruppi supera una soglia critica, si prende la decisione. A quel punto, l’informazione viene trasmessa alla corteccia motoria primaria, che la traduce in azione.
E le emozioni? Sono fondamentali.
Il neurologo Antonio Damasio ha introdotto il concetto di marcatori somatici: segnali corporei che ci guidano nella scelta, unendo pensiero e sentimento. Le emozioni, infatti, non sono un ostacolo alla razionalità, ma una bussola internache ci orienta nel mondo, a patto che le sappiamo ascoltare.
Ogni persona sviluppa una propria sensibilità ai marcatori somatici, dando loro un significato soggettivo. In questo modo, corpo e mente collaborano nel prendere decisioni più autentiche e coerenti con sé stessi.
Il potere della lentezza
Per permettere a pensieri, emozioni e sensazioni di dialogare davvero, c’è un ingrediente indispensabile: la lentezza.
Dare il giusto tempo e spazio alle scelte è fondamentale. Chiedetelo alla vostra corteccia orbitofrontale: è proprio lei a sostenere lo sforzo deliberativo prima che si arrivi alla decisione finale. Un lavoro intenso, che richiede energia.
Non solo: questa parte del cervello è anche responsabile di prevedere i rimpianti e cercare di evitarli, proprio per proteggerci dalla frustrazione che può seguire una scelta sbagliata. In un certo senso, ci sostiene mentre ci troviamo davanti ai bivi che la vita costantemente propone.
Ma qual è la scelta giusta?
Alla fine, la domanda più importante che possiamo porci non è tanto se una scelta sia giusta in assoluto, ma:
“Quanto questa decisione è adatta a me? Quanto somiglia davvero alle mie esigenze?”
Non esiste una formula perfetta. Ma quando ascoltiamo davvero chi siamo, e diamo tempo al nostro mondo interiore di parlare, spesso scopriamo che la scelta giusta è quella che ci fa sentire più interi.